Appunti sui principali pensatori dell'età moderna. Si compongono i primi trattati significativi sull'economia e sulla tolleranza religiosa, la figura del sovrano viene letta come mai prima da Machiavelli, mentre le idee rivoluzionarie di Bruno e Campanella ne condizioneranno le esistenze. Si arriva a parlare della filosofia di Hobbes e Locke e delle forme di sovranità, fino alle considerazioni tra metafisica e fisica di Leibniz.
Storia della filosofia moderna
di Carlo Cilia
Appunti sui principali pensatori dell'età moderna. Si compongono i primi trattati
significativi sull'economia e sulla tolleranza religiosa, la figura del sovrano viene
letta come mai prima da Machiavelli, mentre le idee rivoluzionarie di Bruno e
Campanella ne condizioneranno le esistenze. Si arriva a parlare della filosofia
di Hobbes e Locke e delle forme di sovranità, fino alle considerazioni tra
metafisica e fisica di Leibniz.
Università: Università degli Studi di Catania
Facoltà: Lettere e Filosofia
Esame: Storia della filosofia moderna1. Economia e società alle origini della società moderna
Tra il XV e XVI secolo la centralità dell’agricoltura rimase intatta, ma un nuovo elemento motore dello
sviluppo divenne il capitalismo commerciale. Alla metà del 400 l’economia europea era in netto sviluppo e
alla sua guida vi erano l’area delle Fiandre, dell’Italia settentrionale e della Germania meridionale. Ma già a
partire dalla fine del 400 tuttavia questa geografia economica conobbe una rapida evoluzione. Le caravelle
spagnole e portoghesi iniziarono ad avere rapporti più intensi con il lontano Oriente e se i Medici di Firenze
avevano rappresentato l’apogeo della potenza finanziaria italiana, agli inizi del 500 fu la casata tedesca dei
Fugger a detenere il primato. Nasce anche una nuova classe dirigente: il patriziato urbano, amante del lusso
e della vita raffinata, ma anche della cultura; sorto dalla convergenza della borghesia mercantile medievale e
del vecchio ceto cavalleresco in declino.
Carlo Cilia Sezione Appunti
Storia della filosofia moderna 2. Nascita dello stato moderno
La nascita degli stati moderni fu innanzitutto resa possibile dalla unificazione territoriale e dal superamento
della divisione feudale. In Italia già alla fine del 300 nacquero le cinque signorie, una istituzione sociale-
comunale più stabile e accentrata, mentre le città stato si riorganizzavano (attraverso la pace di Lodi 1454)
nei cinque stati regionali: Milano, Venezia, Firenze, Stato della Chiesa, Napoli. Questo però portò ad un
policentrismo politico. Nella metà del 400 sia in Francia che in Spagna si stabilirono delle monarchie
nazionali che assoggettarono al loro potere la grande feudalità, la Chiesa, le città autonome. Le monarchie
allora utilizzarono diversi strumenti per assicurarsi il monopolio del potere e assicurare la stabilità dello
stato. L’aristocrazia cominciò progressivamente a perdere gli antichi privilegi.
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Storia della filosofia moderna 3. Riforma protestante e controriforma cattolica
Altra essenziale trasformazione dell’epoca fu quella relativa alla rottura della respublica christiana in seguito
alla Riforma protestante. Alla metà del 400 la Chiesa sembrava riacquistare la propria forza dopo la lunga
sudditanza alla monarchia francese e la più o meno forzata residenza ad Avignone. Ristabilito lo scisma
dopo il ritorno a Roma della sede papale e la piena autorità centrale del pontefice sulle tendenze
conciliariste, la Chiesa sembrava avere adesso problemi non tanto di ordine temporale quanto spirituale e
dottrinale. In questo periodo i papi furono piuttosto abili principi che esempi di devozione; il nepotismo
faceva da padrone e il divario tra ecclesiastici e comunità cristiana desiderosa di esempi da seguire si fece
sempre più grande. Lutero allora all’inizio del 500 denunciò la sempre più diffusa corruzione del clero e il
meccanismo che si innescò superò di gran lunga le intenzione del frate agostiniano, sfociando in movimenti
sociali. La riforma venne assumendo significati ogni volta originali in tantissimi stati a seconda del bisogno
ad un tempo religioso politico economico sociale che incontrava. Di fronte a questa diffusione imprevista la
Chiesa con coraggio intraprende una vera e propria Riforma cattolica al suo interno. Il Concilio di Trento
(1545-1563) se avviò una riforma interna alla cattolicità, segnò anche definitivamente una frattura dottrinale
tra due strade che saranno destinate a svilupparsi parallelamente, scadendo spesso nell’odio teologico. Il
problema religioso andò internazionalizzandosi e divenne motivo di guerre feroci tra stati: il risultato fu la
lunga guerra dei Trent’anni (1616-1648) che coinvolse pressoché tutte le maggiori potenze cristiane. Sarà da
questa dolorosa lacerazione che nascerà l’Europa moderna. Matureranno temi come la tolleranza e la
convivenza pacifica. L’Europa insanguinata nel nome di Cristo vedrà paradossalmente cadere le due potenze
che se ne facevano garanti (Impero e Chiesa) e nascere invece una concezione secolarizzata della politica.
Carlo Cilia Sezione Appunti
Storia della filosofia moderna 4. Concetto di Rinascimento. Burckhardt e Garin
La classica interpretazione, che ha avuto molta fortuna, da parte di Burckhardt, vuole contrapposti un
Medioevo profondamente religioso e un Rinascimento irreligioso, paganeggiante e antropocentrico. Più tardi
però Burdach rifiuta questa tesi e propende più per la riscoperta di un Rinascimento anch’esso religioso, ma
che accoglie la spiritualità in maniera rinnovata. Sarà la critica più recente, con a capo Garin, che
abbandonerà lo studio dettagliato della struttura interna del Rinascimento e si concentrerà nella ricerca di
una “originalità nella continuità”
Carlo Cilia Sezione Appunti
Storia della filosofia moderna 5. Cultura umanistico-rinascimentale
Innanzitutto il processo di laicizzazione che investì la cultura in tutti i suoi aspetti: si abbandono il sapere
enciclopedico proprio del medioevo e si sviluppò la figura dell’uomo universale simbolo dell’uomo di
cultura del Rinascimento che ha smarrito i confini dei vari campi del sapere e del fare ed è diventato ora
filosofo, ora fisico, ora astronomo, ora storico moralista. Le discipline vennero via via distaccandosi
dall’ordine enciclopedico del sapere, affermando progressivamente la loro autonomia dalla teologia e dalla
metafisica scolastica. Ed è in questo contesto di nuova ricerca che inserita quella riscoperta della classicità e
quell’apprezzamento dei valori antichi che sono caratteristica della civiltà umanistica. Tutti gli antichi testi
impolverati e rinchiusi nelle biblioteche medievali vennero recuperati e reinterpretati sotto una luce nuova,
uscendo dai soffocanti commenti della cultura medievale e trasformando quindi in maniera profonda lo
spirito con il quale la civiltà medievale li aveva studiati e interpretati. Verso il passato l’Umanesimo
assunse, per la prima volta, un’autentica prospettiva storica, volta a comprendere le opere antiche situandole
nel loro tempo. È per questo motivo che si sviluppano gli studi filologici atti a penetrare il significato
profondo dei testi partendo dalla mentalità che li ha creati.
Carlo Cilia Sezione Appunti
Storia della filosofia moderna 6. Biblioteche e Accademie nel periodo umanistico-rinascimentale
La cultura umanistica si affermò prima nella penisola italiana tra il 300 e il 400 e soltanto nel 500 si diffuse
nel resto dell’Europa. Il luogo caratteristico della produzione e circolazione della cultura fu la corte signorile
e l’intellettuale assunse la nuova figura del cortigiano. In questo modo si sviluppò il fenomeno del
mecenatismo: il principe accoglieva volentieri intellettuali e poeti per una duplice ragione: sia perchè essi
portano prestigio a livello culturale alla corte, sia perché era fondamentale il loro parere nella gestione di
rapporti politici e diplomatici. Questo fenomeno portò però allo stesso tempo una conseguenza negativa
importante: la separazione tra la corte signorile, unica produttrice di cultura e la società: anche l’adozione
del latino classico, ormai dimenticato e misconosciuto dai più favorì questo distacco. Presso la corte
nacquero le nuove biblioteche ma anche e soprattutto diverse Accademie a partire dal 400. Nel 500 esse
assunsero forme diverse, sempre meno “informali” (a mò di riunioni tra intellettuali) e sempre più
strutturate. Ma le accademie nate le 400 diventarono subito famose: quelle alfonsina e pontanina a Napoli e
quelle romana e aldina a Roma. L’Accademia più celebre fu cmq quella platonica ispirata e guidata da
Marsilio Ficino a Firenze a partire dal 1463 sotto la protezione dei Medici.
Carlo Cilia Sezione Appunti
Storia della filosofia moderna 7. Aristotelismo, epicureismo e scetticismo nel Rinascimento
L’aristotelismo rimase la corrente dominante nelle università europee. Questo però andò sempre di più
laicizzandosi e oggi è per gli studiosi importante in quanto rappresenta il percorso che ha portato alla nascita
del moderno pensiero scientifico. È pur vero tuttavia che si sviluppò anche e parallelamente lo studio nuovo
del platonismo. L’intera opera Platonica fu finalmente conosciuta e la sua filosofia letta in alternativa a
quella di Aristotele. È vero però che scarso fu lo studio filologico dei suoi testi; più che altro le sue opere
furono lette alla luce di quegli scritti ermetici che Ficino e poi tutta la tradizione rinascimentale,
riconoscevano come antichissimi e autentici, fonte di tutta la filosofia e di ogni rivelazione. Soltanto
all’inizio del 600 verrà dimostrato che in effetti quegli scritti non erano poi così antichi. Accanto ai due
grandi, fu letteralmente riscoperto l’epicureismo (Diogene Laerzio, Lucrezio). Ed infine è importante anche
ricordare la rinascita dello scetticismo riscontrabile in Gianfrancesco Pico della Mirandola (nipote del
grande Giovanni) e nel mago Cornelio Agrippa. Ma soprattutto in Francia lo scetticismo fece da padrone nei
celebri Saggi di Montagne.
Carlo Cilia Sezione Appunti
Storia della filosofia moderna 8. Antropologia, naturalismo e magia nel Rinascimento
Gli storici della filosofia (Dilthey e Cassirer) hanno indicato quali temi principali della filosofia tra 400 e
500 quello antropologico e quello naturalistico. È certo che in questo periodo si sviluppò una nuova filosofia
della natura che nulla ha a che fare con le concezioni medievali; per conseguenza si sa che i maggiori
filosofi della natura non hanno mai potuto trascurare le problematiche antropologiche politiche ed etiche;
anzi il Rinascimento le sviluppa con maggior vigore. Ma è certamente importante non trascurare il fatto che
questi temi furono attraversati da una enorme sensibilità religiosa, che certamente si distacca da quella
medievale, ma non smette di essere il centro di gravità verso cui le diverse tematiche confluiscono. La
teologia è adesso più attenta a rivalutare l’uomo e ciò che lo circonda. La magia in qualche modo
rappresenta un surrogato di dimensione filosofica, religiosa e scientifica, tutte confuse insieme.
Carlo Cilia Sezione Appunti
Storia della filosofia moderna 9. Magister laico e filosofo nel Rinascimento
Se nel medioevo i più grandi pensatori erano stati prima di tutto religiosi (Anselmo, Tommaso,
Bonaventura, Scoto, Bacone Ockham) nel Rinascimento il filosofo conosce un processo di laicizzazione. Si
laicizza prima di tutto il magister: soprattutto a Padova, università rinomatissima, i professori sono laici. È
vero però anche che paradossalmente, nonostante il rinnovamento intellettuale, vi è un distacco dalle nuove
istituzioni laiche e da quelle religiose; i filosofi rinascimentali furono quindi “filosofi secolari”; si pensi ad
esempio a Ficino, che non era un magister istituzionale e allo stesso tempo era un prete secolare (fino al
Concilio di Trento il clero secolare aveva molta più libertà di pensiero di quello regolare). Il filosofo quindi
propendeva prevalentemente per la corte.
Carlo Cilia Sezione Appunti
Storia della filosofia moderna 10. Umanesimo civile e umanesimo filosofico
La critica suole dividere l’umanesimo in due: la prima parte del 400 è l’epoca dell’Umanesimo civile; in
questo periodo tratto caratteristico è la nuova immagine che dell’uomo viene emergendo in contrapposizione
a quella medievale; viene recuperata l’importanza della “mondanità” e il messaggio cristiano vuole uscire
dagli schemi opprimenti della scolastica per restituire a se stesso la semplicità propria delle origini. Un
cristianesimo “vissuto” nella vita quotidiana, operoso. Viene recuperata anche tutta la dimensione
dell’uomo, compresa la sua fisicità e corporeità, repressa dal medioevo. Nella seconda metà del 400 si
sviluppa invece un Umanesimo filosofico che sentirà il bisogno di fondare una nuova immagine dell’uomo
da un punto di vista più strettamente teoretico. Ma a questa nuova esigenza si accosta il nuovo contesto
politico: con l’ascesa del Medici al potere, quella florentina libertas verrà meno e l’uomo di questo tempo
vedrà una via d’uscita nella vita contemplativa, la vita del saggio. In questo senso l’umanesimo filosofico
può essere interpretato come il segno di una profonda crisi politica. Ma è altrettanto vero però che il
recupero della speculazione filosofica da parte di autori come Ficino e Pico può essere interpretato come un
estremo tentativo di restituire all’uomo la sua dignità, staccandola dalla sua situazione politica.
Carlo Cilia Sezione Appunti
Storia della filosofia moderna 11. Centralità dell'uomo nell'Umanesimo. Valla, Salutati e Alberti
Come dicevamo la prima metà del 400 è caratterizzata da un più accentuato “pragmatismo” rispetto alla
seconda: il genere letterario più diffuso è il dialogo e si torna a parlare soprattutto di etica e di politica. Un
esempio ne è l’opera di Valla che recupera Aristotele, ma soprattutto per ciò che riguarda le sue opere etico-
politiche. Dall’altra parte Salutati critica ogni forma di sapere contemplativo e teorizza esplicitamente la
superiorità della giurisprudenza e della politica, ossia un sapere legato direttamente alla prassi della vita
civile, sulla medicina, considerata scienza contemplativa della realtà naturale. In autori come Salutati,
Palmieri e Sacchi emerge insistentemente la convinzione che prendersi cura delle sorti della patria e
praticare la giustizia siano le opere meglio accette a Dio. Essi allora non si concentrano sull’uomo
dimenticando Dio, ma rivalutano l’uomo perché possa meglio giungere ad una stretta unione con Lui. Il
concetto di “nobiltà” muta notevolmente poiché autenticamente nobile è colui che si dedica alla “vita activa”
e non chi eredita un titolo e vive nell’ozio. Ad esempio l’Alberti rivendica l’importanza dell’operare umano
nella sua qualità di architetto; costruendo edificio a misura d’uomo egli fa emergere la concezione dell’
homo faber fortunae suae.
Attraverso l’epicureismo e l’opera di Valla viene anche riscoperta, in campo etico, una diversa concezione
del corpo, molto lontana da quella medievale: l’epicureo ricerca il piacere, ma anche il cristiano lo fa, anche
se non quello terreno ma celeste; in questo modo però le due tendenze non sembrano più contrapposte ed è
possibile anche creare un legame tra esse. La riscoperta della corporeità è un altro dei grandi meriti che
l’Umanesimo vanta.
Carlo Cilia Sezione Appunti
Storia della filosofia moderna 12. Ficino e metafisica dell'uomo nel cosmo
Il tema della dignità dell’uomo soprattutto nel secondo 400 si sviluppa e si articola in due problematiche:
una è quella di riscoprire l’essenza dell’uomo e la differenza con gli altri esseri viventi; l’altra è quella di
scoprire la sua funzione metafisica all’interno del cosmo. La dignità dell’uomo infatti viene riconosciuta
certo nel suo essere, ma ancor di più nel suo agire. Ficino in questo senso riconosce l’essenza dell’uomo e la
sua funzione metafisica attraverso l’esistenza della sua anima che è copula mundi; è l’anima l’intermediaria
di tutte le cose, tra cielo e terra. Ma l’anima nel mondo non è il vertice della creazione, ma il centro. È per
questo che è da essa che bisogna partire per riscoprire sia l’essenza che la funzione metafisica dell’uomo.
Ad ogni modo nel secondo 400 la “mondanità” propria del primo non viene perduta, tutt’altro. La mondanità
è ormai un fattore di cui l’uomo si è appropriato, per cui è importante adesso ritornare, con questa maggior
consapevolezza, alla totalità dell’essere e dunque all’unione piena con Dio anche dall’interno. Si viene a
creare così un forte legame tra uomo cosmo e Dio, legame che spesso soffoca la libertà umana ma che
spiega la nascita della magia, considerata come attività attraverso la quale l’uomo prosegue l’opera creatrice
di Dio, perfezionando la natura stessa.
La dignità dell’uomo si intreccia con un altro tema caratteristico del platonismo del tempo: la teoria
dell’amore. L’antica concezione platonica secondo cui l’eros è quella forza che spinge l’anima verso l’idea
sollevandola dalla pesantezza del corpo, viene rivista in chiave cristiana: l’amore è quella forza cosmica che
con un movimento circolare parte da Dio, coinvolge tutto il creato e a Dio ritorna. Anziché figlio della
povertà viene adesso visto come ricchezza; essa diventa l’unica forza in grado di saldare finito ed infinito.
Ma l’amore scaturisce (platonicamente) dalla bellezza del cosmo; la dignità dell’uomo comporta allora
anche una nuova dignità del cosmo.
Carlo Cilia Sezione Appunti
Storia della filosofia moderna 13. Problema dell'infinito nel Rinascimento
Il concetto di infinito è collegato alle più profonde domande filosofiche. Esso mette in gioco tutte le
discipline dalla matematica, all’antropologia, dalla fisica alla filosofia. Cambiando anche una sola
concezione di queste discipline, è automatico che le altre subiscano della conseguenze. È esattamente il caso
della rivoluzione copernicana. Nonostante essa abbia stravolto non solo concezioni filosofico-religione
millenarie, ma anche il senso comune, vede il suo autore ancora come un conservatore, ossia legato ancora
all’idea di un universo finito. Bruno e Cusano partono proprio dalla teoria copernicana per svilupparne una
filosofica sul concetto di cosmo e di infinito.
Carlo Cilia Sezione Appunti
Storia della filosofia moderna 14. Definizione di infinito nella filosofia antica e medioevale
Nel pensiero di Platone infinito è sinonimo di “indeterminato”, di qualcosa “senza misura” quindi ancora
suscettibile di un più e un meno. Aristotele nega l’esistenza ontologica all’infinito: non può esistere una
sostanza infinita, se non solo in potenza. Solo in potenza è possibile dividere all’infinito una retta e solo
potenzialmente essa può essere infinita poiché essa può essere accresciuta illimitatamente solo
potenzialmente. L’infinito è allora ciò che non ha un fine irraggiungibile, un “illimitato”. Plotino fa una
svolta non indifferente: egli distingue tra l’infinito potenziale della matematica inteso come inesauribilità del
numero, dall’infinito metafisico, inteso come illimitatezza della potenza creatrice di Dio, che ne rappresenta
dunque la pienezza e la perfezione. Tommaso dirà che l’infinito coincide con l’essenza ontologica di Dio
inteso come ens perfectissimus. Ma accanto a questa teologia “positiva” vi è quella “negativa” di Dionigi
l’Aeropagita il quale sottolinea l’assoluta trascendenza dell’infinità divina rispetto al mondo; è per questo
motivo che è impossibile stabilire cosa l’infinito sia, vedendo in esso e quindi in Dio un’entità ineffabile.
Nella tarda scolastica va ricordato Ockham il quale per primo ammette la possibilità dell’infinità
dell’universo e dell’esistenza di più mondi. Sarà con Cusano e Bruno che questa possibilità verrà accolta
come un verità filosoficamente dimotrata.
Carlo Cilia Sezione Appunti
Storia della filosofia moderna 15. Cusano e la filosofia dell'infinito
Cusano parte dal concetto teologico di infinito, sostenendo che Dio è un ens perfectissimus nel quale tutte le
qualità si realizzano pienamente al culmine della loro possibilità. Egli è un massimo assoluto (ciò che di più
grande può essere pensato come voleva Anselmo) ed è un Deus absconditus. Il carattere paradossale
dell’essenza di Dio viene espresso da Cusano con l’immagine della coincidentia oppositorum, che va oltre
ogni comprensione razionale.
Carlo Cilia Sezione Appunti
Storia della filosofia moderna 16. Cusano e l'infinità della conoscenza
Cusano fa una differenza importante tra due facoltà dell’uomo: la conoscenza razionale e l’intuizione. La
prima è in grado di conoscere solo attraverso congetture, e cmq non è in grado di cogliere l’essenza di Dio.
Il ragionamento attraverso l’intelletto può soltanto farci comprendere i limiti della nostra ragione. Insomma
l’intelligenza ci fa conoscere, ma non ci permette di cogliere la verità. La mente umana è forma del mondo
congetturale come la mente divina è forma del mondo reale. Ciò significa che la mente dell’uomo ricalca in
“piccolo” l’infinita creatività della mente divina; e se la natura è frutto dell’infinità di Dio, le congetture
sono il frutto dell’infinita creatività dell’uomo. Ecco allora che cambia il concetto di infinito: nonostante la
sua indeterminabilità e per certi versi limitatezza (nella conoscenza di Dio e nell’incapacità di giungere ad
una conoscenza definitiva e vera) l’infinità indica l’inesauribile fecondità della mente umana.
Carlo Cilia Sezione Appunti
Storia della filosofia moderna 17. Infinità negativa e privativa in Cusano
L’universo è l’esplicazione dell’infinità di Dio nella molteplicità e nel tempo. A loro volta tutte le cose sono
in Dio, poiché esse hanno in lui la propria origine e il proprio essere. Ma poiché questo avvenga
coerentemente, anche l’universo deve avere le stesse caratteristiche di Dio. L’universo sarà allora infinito,
ma la sua infinità sarà calcolata come un’infinità contratta nella molteplicità, nelle diverse modalità di
attuazione. Ma esiste una differenza sostanziale: nel caso dell’infinità di Dio, si può parlare di un’infinità
negativa (assenza di ogni limite). Nel caso dell’universo si deve invece parlare di infinità privativa ossia
privo di ogni definitezza. Questo non vuol dire che secondo Cusano esso sia “necessariamente” infinito, ma
che non se ne può escludere la possibilità. In questo senso non è molto corretto affermare che sia il
precursore del sistema copernicano. Egli vuol soltanto smontare le pretese di costruire rappresentazioni
oggettivamente valide dell’universo. L’universo reale è impreciso rispetto alla precisione astratta che
l’universo tolemaico impone. L’universo di Cusano è “né finito né infinito” quindi mai perfettamente
conoscibile. L’immagine classica del cosmo è in crisi. Sarà con Bruno che si imporrà un’altra nuova
concezione infinità dell’universo.
Carlo Cilia Sezione Appunti
Storia della filosofia moderna 18. Universo infinito di Bruno
La nuova concezione cosmologica di Bruno nasce dalle nozze tra la metafisica di Cusano e la scienza di
Copernico. Nel pensiero di Bruno però non c’è più traccia di quel senso del limite che pervadeva tutta la
dottrina della “dotta ignoranza” di Cusano. Bruno afferma con gioia l’infinità dell’universo. C’è dunque una
differenza di tono rispetto a Cusano: dove là c’era umiltà e senso del limite, in Bruno c’è senso di
liberazione e totale glorificazione dell’universo proprio da parte di quell’infinità che ne è artefice. L’uomo si
riconosce come parte integrante di questa natura infinita ed è per questo motivo che si attua la sua
liberazione. Bruno ridiscute i concetti fondamentali della metafisica aristotelica: non si può fondare una
metafisica partendo dalla sensibilità, essa è troppo riduttiva; bisogna costruire le basi attraverso un puro
argomentare razionale. In questo modo l’universo di Bruno, che si raggiunge oltrepassando l’orizzonte della
sensazione, risulta un universo senza centro, animato in ogni sua parte e soprattutto infinito. Nel senso sia
della estensione spaziale, sia nel senso della molteplicità innumerabile dei mondi in esso esistenti. Questa
allora ripetiamolo, non è una cosmologia che fa riferimento ai sensi, ma di costruzione puramente razionale.
Se Dio che è infinito deve esplicarsi in quel simulacro che è l’universo, quest’ultimo non potrà che essere
anch’esso infinito. Fra l’altro l’universo risulta essere una “libera necessità”: Dio non può non originare un
universo che abbia le stesse caratteristiche divine; pena il contraddire la propria infinità
Carlo Cilia Sezione Appunti
Storia della filosofia moderna 19. Tesi cosmologiche di Bruno contro idea classica
Cinque sono le “tesi cosmologiche” che stravolgono l’idea classica di universo:
altri pianeti del nostro sistema solare sono abitati
la demolizione delle mura esterne del cosmo
le stelle fisse sono simili al nostro sole e circondate da pianeti
ipotesi che gli altri mondo sono abitati da esseri ragionevoli
l’infinità spaziale dell’universo e dei mondi che lo abitano
Sono queste le tesi che se danno a Bruno un senso di liberazione e di “eroico furore”, metto in crisi tutto il
sistema di pensiero del Rinascimento: entra il crisi il finalismo antropologico al quale si deve
necessariamente rinunciare, l’unicità della rivelazione cristiana viene in maniera molto forte messa in
discussione a proposito della centralità e unicità dell’uomo.
Questo eroico furore allora viene capovolgendosi in una nuova estraneità al mondo, caratteristica dell’uomo
moderno. La distruzione del cosmo porta anche con se una netta distruzione di valori, una “valorizzazione
dell’essere”. Ricomincia allora la ricerca di nuove fondamenta: la matematica.
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Storia della filosofia moderna 20. Forma e caratteristiche "Saggi" di Montaigne
I Saggi di Montaigne non possiedono uno schema stilistico prefissato. Gli argomenti che egli sviluppa sono
tra i più vari e la forma aperta del saggio gli permette di spaziare e di avere maggior libertà rispetto al tema
che va a trattare. In essi vi è un tono più diretto rispetto alle opere di tipo scientifico dimostrativo, tono che
spesso sfocia nell’ironia e nella confessione personale.
Uno dei motivi di fascino degli Essais è dunque rappresentato dalla scrittura saggistica. Essais prima che
significare “saggi” significava anche “preludio”, “esercizio”, “prova”, “tentativo”; così Montaigne sfrutta
questa ricchezza semantica per piegare la propria scrittura alla inedita materia del saggio. Si è spesso parlato
di frammentarismo a proposito di questi saggi ed egli stesso parla di “vagabondaggio” da un argomento
all’altro. C’è una netta differenza tra i due concetti: quello coglie un limite (che in questo caso non esiste),
l’altro evidenza un’intenzione consapevole. Questo frammentarismo corrisponde ed evoca anche lo
scetticismo di Montaigne. Il saggio non è allora dettato tanto da un’esigenza stilistica, quanto dalla prudenza
del suo scetticismo e dalla consapevolezza della natura dell’oggetto da indagare: se la mia anima potesse
stabilizzarsi non mi saggerei, mi risolverei. Ad ogni modo ciò che conferisce compattezza ai saggi è “l’io
narrante” che permette a Montaigne di essere onnipresente.
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